Economia
L’Italia tra fiducia e preoccupazione: il deficit pubblico in calo, ma la crescita economica rallenta

Nella cornice dei recenti incontri del Fondo Monetario Internazionale (FMI) a Washington, i rappresentanti italiani hanno espresso una moderata fiducia nella possibilità di ridurre il deficit pubblico entro il 3% del PIL già nel 2025. Se riuscisse a mantenere questo ritmo, l’Italia potrebbe uscire dalla procedura di sorveglianza europea con un anno di anticipo, un traguardo che potrebbe avere effetti positivi sui costi di finanziamento del debito. Infatti, nonostante le recenti tensioni nei mercati dei titoli in Europa, in particolare a Parigi e Londra, l’Italia è riuscita a mantenere stabile il costo del proprio debito pubblico.
Tuttavia, rimane l’incognita della crescita economica. L’FMI ha recentemente previsto una crescita dello 0,7% per l’Italia nel 2024, una stima inferiore rispetto all’obiettivo dell’1% fissato dal governo italiano. I dati del terzo trimestre mostrano infatti un’economia stagnante, con una crescita cumulata di appena lo 0,42% fino a settembre. Dopo un rimbalzo rapido post-pandemia, l’Italia sta avanzando nel 2024 a un ritmo più lento rispetto agli obiettivi ufficiali, segnalando un possibile “cambio di stagione” nell’economia del Paese.
Mentre il dibattito si concentra sul deficit e sulla crescita, il settore industriale italiano sta vivendo una crisi poco visibile ma profonda, la più grave dagli anni della crisi finanziaria post-Lehman Brothers. Tra novembre 2022 e agosto 2024, il fatturato manifatturiero ha subito un calo dell’8% secondo le stime dell’Istat. La crisi non si limita ai settori in difficoltà da tempo, come il tessile (-24%), ma coinvolge anche industrie ad alta intensità energetica come la metallurgia (-15%), la gomma e plastica (-14%) e l’automobile (-23%).
Questi dati mettono in evidenza le sfide che l’Italia si trova ad affrontare mentre tenta di bilanciare la necessità di ridurre il deficit e, al contempo, rilanciare un settore industriale sotto pressione. L’auspicio è che le prospettive di stabilità nei conti pubblici si traducano in nuovi investimenti per affrontare la crisi industriale, stimolare l’economia e sostenere la crescita strutturale del Paese.
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