Economia
Economia | Manovra: “Dipendenti pubblici in pensione a 70 anni”

Il governo italiano sta esaminando una proposta che permetterebbe ai dipendenti pubblici di continuare a lavorare fino ai 70 anni, con il compito di affiancare e formare i nuovi assunti. Questa misura, che non sarà obbligatoria ma facoltativa per ciascuna amministrazione e dipendente, prevede che il mantenimento in servizio di un dirigente o altro personale senior comporti la rinuncia all’assunzione di nuovo personale per lo stesso importo, limitato al 10% delle facoltà assunzionali. L’obiettivo è contenere i costi del lavoro e ridurre la spesa previdenziale senza aumentare il bilancio delle amministrazioni pubbliche.
Questo provvedimento è parte della manovra finanziaria in fase di sviluppo, che i leader del centrodestra hanno discusso oggi a Palazzo Chigi. La riunione, presieduta dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha avuto come focus principale il Piano Strutturale di Bilancio (PSB) e la legge di bilancio. I leader hanno sottolineato la necessità di una gestione prudente delle risorse, evitando nuove spese e concentrandosi su priorità come famiglie, imprese, giovani e natalità. Inoltre, si è deciso di escludere nuove misure di bonus, che non hanno dimostrato risultati significativi.
Il PSB, che deve essere approvato il 17 settembre e successivamente notificato a Bruxelles, determinerà il quadro programmatico per la legge di bilancio. Il ministro Giorgetti ha invitato alla cautela riguardo al debito pubblico, evitando “tesoretti” da spendere e puntando a una manovra equilibrata.
Nel contesto della legge di bilancio, resta centrale la questione delle pensioni. Si discute la possibilità di limitare il pensionamento anticipato e di rivedere la rivalutazione degli assegni pensionistici rispetto all’inflazione. Massimo Garavaglia, presidente della Commissione Finanze del Senato, ha sollecitato attenzione particolare per le pensioni minime e sociali.
Le previsioni economiche sono incoraggianti, con un incremento delle entrate del 6,2% e prospettive positive dalla crescita economica e dagli investimenti. Questi fattori potrebbero influenzare favorevolmente la legge di bilancio, che potrebbe includere il taglio del cuneo fiscale, una revisione dell’Irpef a tre aliquote, e un potenziamento del bonus per le mamme lavoratrici e dell’assegno unico.
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